Home Page
 HOME | ARTISTI | OPERE | ANNUNCI | LINKS | E-CARDArtistiland come Pagina Inizial! Aggiungi ArtistiLand a preferiti!
Art community
VUOI REGISTRARTI? HAI DIMENTICATO USER E PWD?
User: Pass: Memorizza pwd
 HOME > Artisti > Ambrogina Valenti > Profilo personale
Ambrogina Valenti
Pittrice 
 BIOGRAFIA
top^ 
Ambrogina Valenti è nata a Magenta (MI) il 17 gennaio del 1978.
Diplomata al liceo linguistico, decide di frequentare un corso di grafica pubblicitaria; artista per caso ha partecipato a Big Torino 2000.
 
 RICONOSCIMENTI
top^ 
Rassegna stampa:
- Dove andiamo 06/04/00
- Torino Sera 05/04/00
- La Stampa 02/04/00
- La Repubblica 02/04/00
- La Stampa 01/04/00
- Torino Sera 30/03/00
- Torino Sette 31/03/00
- Ordine e Libertà 14/04/00
 
 ATTIVITA' ARTISTICA
top^ 
Mostre:
2000 - "Big Torino 2000"
- Spazio "nuovi arrivi" (dal 3/4 al 27/4)
- Biennale Off (dal 2/4 al 30/4)

2000 - 45° Salon de Montrouge Art Contemporain (dal 10/5 al 4/6)

Attualmente una sua opera si trova a Lisbona al 45° Salão de Montrouge
 
 NOTE CRITICHE
top^ 
Attorno a un'opera, a un oggetto, a un segno si apre sempre uno spazio. Questa dimensione del vuoto che interagisce e si rapporta, energicamente o quietamente, con uno o più oggetti posti in relazione, può assumere valenze e connotazioni di carattere diverso. Il vuoto influenza e si rapporta direttamente con il pieno. E' talvolta difficile definirne e delimitarne dimensioni esatte. C'è, e resta comunque quale forza sempre presente e preesistente. Non ha neanche bisogno d'essere circoscritto dal momento che è più funzione che forma, presenza impalpabile ma persistente. Esiste comunque, molte volte, una forma di bilanciamento naturale, si può dire "originario" in ogni forma. Si è motto parlato, in anni recenti, anche della presenza dell'Informe, ma qui preferisco circoscrivere la riflessione alla metà ordinata dell'universo.
Può esistere la delicata e ripetitiva struttura ordinata presente nette catene molecolari, come quelle forme che si ritrovano nel mondo naturale, nell'organizzazione biologica vegetale. Si hanno di fronte uno spazio, un peso, un ritmo. Esiste così un bilanciamento, perfettamento soppesato, che da un livello microstrutturate a un ordine più ampio, macrostrutturale, è orientato a fornire quegli elementi di distinzione e significazione che dirigono e regolano i processi percettivi.
Così, secondo cognizioni di psicologia della percezione, è utile tenere presente il ruolo dell'osservatore e il suo "posizionamento" rispetto a ciò che diventa oggetto di osservazione. I processi psicologici implicati nelle operazioni di osservazione, di lettura e analisi degli oggetti, non possono prescindere dall'importante ruolo giocato dalle inferenze che vengono accumulandosi e interagendo nel processo percettivo. In un tale processo si arriva poi a forme di cognizione e riconoscimento. Sintetizzando, in un tipico momento di avvicinamento e di lettura di un qualsiasi oggetto, si può dire che si procede per ipotesi accumulando dati, elaborando nozioni e raffrontandole a quel grande serbatoio di informazioni che è la memoria. Il caso della pittura, o dell'arte tout court astratta o, ancor meglio, aniconica (che non rimanda a immagini preesistenti nel mondo delle cose e delle persone) è l'ambito dove con maggior forza si avvicinano e si scontrano le dinamiche originate da tali processi. In questa serie di operazioni, di vere e proprie attività di carattere percettivo, si procede radunando insiemi di conoscenze che, riorganizzate e rielaborate costantemente, portano a ipotizzare modelli interpretativi.
Rilievo e importanza sono attribuite alla progressiva, sempre più elastica, capacità di elaborare masse più ampie dì informazioni e di analizzarle sulla base di un allenamento mentale automatico, quotidiano. La visualizzazione è uno di quei processi che si compiono con la frequenza più assoluta ma che nello stesso tempo presuppongono una delle forme d'attenzione più esercitate.
E così anche per ogni forma di nuova conoscenza: essa non nasce nel vuoto, là dove ogni mancanza di punti di riferimento non aiuta ad orientare una lettura, mentre un minimo, significativo elemento fornisce preziosi elementi di orientamento per costruire quella visione complessiva, quella valutazione che è edificata su esperienze percettive. Ogni elemento selezionato e il contesto in cui situarlo, devono essere messi in relazione come in un gioco di livelli e strati di informazioni indipendenti ma interrelate, che anzi, assommandosi e mettendosi in reazione (in un reciproco scambio), offrono una descrizione tanto più preziosa quanto essenziale risulta la somma degli elementi chiamati in causa.
Il lavoro di Ambrogina Valenti sviluppa ed estremizza proprio la constatazione che un lavoro, seppur visibilmente laconico in intenzioni e modalità espressive, in sostanza riservato, forse anche criptico, possa da solo, con solo la forza delle sue caratteristiche, oltrepassare le apparenti sue imperscrutabilità. Le carte bianche contenenti gli elaborati e complessi sistemi di segni neri, tracciati a penna scura, sorprendono e allo stesso tempo respingono un poco il generico osservatore.
Il senso della metodica cesellatura di linee e curve, scure, dense e sottili nello stesso tempo, inserite in ampi vuoti di nudo chiarore, spinge ad osservare l'insieme dei segni e a rilevare l'andamento costantemente divagante e a?direzionale. La mancanza di un centro gerarchizzante permette uno sviluppo orientato verso punti di fuga lontani.
La presenza di segni spiraliformi, l'alternanza precisa di morbide volute e di improvvisi andamenti spezzati sottolineano, senz'enfasi, un'impostazione dove ogni baricentro è spostato, posto a latere. E proprio nell'asistematica progressione dei fogli prodotti da Ambrogina, fogli che possono venir elaborati di getto oppure ripresi dopo pause di giorni, si può cominciare a rilevare e a leggere la costante di un lavoro che è innanzitutto precisione e metodo, ma nello stesso tempo ricerca di un bilanciamento continuo, vera e propria sintesi contrastante tra l'impressione di stasi e le sensazioni di avvolgimento, di movimento, seppur racchiuso in sé stesso, che si dipanano lentamente.
La sensazione di continuo mutamento, di slittamento dalla centralità di un punto di vista adoperato per l'osservazione porta invece a stabilire forti richiami a quegli insiemi di decorazioni che tipicamente si ritrovano nei tatuaggi di tipo primitivo. La concentrazione ossessiva di alcuni segni e l'alternanza più ritmata di altri evocano tali agglomerate decorazioni stranianti.
Le linee non cercano evocazioni ascrivibili a titoli comunque indirettamente evocativi, ma suggeriscono e stimolano il gioco identificatorio con la pratica del tatuaggio. Pratica che nella pervasiva e diffusiva attitudine a ricoprire ogni superficie non si trova così lontana dalle disposizioni dei pezzi pazientemente installati su pareti e pavimenti. Quella che Massimo Carboni sintetizza come l'irriducibilità del visibile all'enunciabile diventa l'mmediata qualità di un progetto lentamente elaborato ed enucleato. Solo l'occhio - la visione attenta - può così rendere giustizia a un lavoro che trova il suo senso recondito nella pratica del disegno. (Francesco Bernardelli)
 
top^ 

 CHIEDI INFORMAZIONI | Sponsor: AGENZIE IMMOBILIARI © 2001 - 2003 - Grafica, layout e contenuti sono di esclusiva proprietà di MEDIACOM